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giovedì 11 luglio 2013
FRANCESCO PICCOLO - LA SEPARAZIONE DEL MASCHIO
Se il desiderio si insinua nell'animo umano, non c’è soluzione. Il problema non è se le persone guardano il culo, perché il culo lo guardano tutti, anche quelli che dicono che non lo guardano. Il problema è farlo con onestà, cioè cedendo alla propria debolezza senza pudore. Non c’è niente di peggio che incontrare una donna che ti piace, salutarla con rispetto e distacco e poi girarti a guardarle il culo appena è passata e non ti può vedere. Ne ho visti di grandi moralizzatori e di uomini sobri ed esempi dell’umanità che si torcevano in modo innaturale o inventavano scuse strane, oppure avevano imparato a girare gli occhi senza muovere la testa, solo per guardare per un secondo un perizoma sotto un pantalone bianco, in estate, o una canottiera aperta mentre una ragazza è piegata. Forse, se c’è una verità, è tenere negli occhi il desiderio di guardarle il culo, tenerlo nello sguardo che hai quando incontri i suoi occhi, uno sguardo che deve significare rispetto e allo stesso tempo desiderio di guardarle il culo. Le due cose possono stare insieme. Anzi, devono. Perché è la cosa più meschina che può fare un uomo quella di separare rispetto e culo. È sia moralistico sia razzista.
venerdì 28 dicembre 2012
FRANCESCO PICCOLO - STORIE DI PRIMOGENITI E FIGLI UNICI
In cucina era appeso un poster: piccolo, staccato con ogni
evidenza dal paginone centrale di una rivista, considerati i segni delle
spillette e la striscia della piegatura a centro pagina. Vi era raffigurato un
paesaggio notturno visto in controluce o quasi, con delle montagne piccole per
la lontananza, e una luna enorme e bianca, assolutamente sproporzionata al
resto. In basso, al centro, spuntava in primo piano un dito, come quando
qualcuno vuole fare uno scherzo a chi sta per scattare una foto, e mette la
mano davanti all’obbiettivo. Lî, c’era un dito.
martedì 28 agosto 2012
FRANCESCO PICCOLO - MOMENTI DI TRASCURABILE FELICITA'
E anche quando mi sveglio in un posto che non è casa mia, quell'attimo in cui non capisco ancora dove sono. E quando poi lo capisco.
Quando la donna con cui dormo ha capito che ognuno deve dormire dal suo lato. Che ci si può abbracciare prima, o quando ci svegliamo la mattina, ma quando si dorme bisogna stare ognuno per i fatti suoi. Dividendo il letto con la stessa meticolosità con cui si tracciava la linea di divisione del banco con il compagno di banco, a scuola.
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