Alcuni uomini (una
quindicina) dai venticinque ai quarant’anni, sparsi tra i ballerini o fermi a
chiacchierare sulla soglia delle porte, si distinguevano tra la folla per un’aria
di famiglia, malgrado la differenza di età, di vestito o di fisionomia.
Le loro marsine, meglio
confezionate, parevano di un panno più morbido, e i capelli, sollevati a
riccioli sulle tempie, sembravano lucidati con pomate più fini. Avevano
l'incarnato della ricchezza, quell'incarnato chiaro messo in risalto dal
pallore delle porcellane, dal raso cangiante, dalla vernice dei bei mobili, e
che è mantenuto in salute da un regime discreto di cibi squisiti. Il loro collo
si muoveva con naturalezza sulle cravatte basse; i lunghi favoriti ricadevano
sui colletti piatti; si asciugavano le labbra in fazzoletti ricamati con grandi
iniziali, da cui emanava un lieve profumo. Quelli che cominciavano a
invecchiare avevano l'aria giovanile, mentre i giovani ostentavano
un'espressione matura. Nei loro sguardi indifferenti aleggiava la tranquillità
delle passioni quotidianamente soddisfatte; e, nei loro modi gentili, affiorava
quell’arroganza particolare che viene dalla capacità di dominio sulle cose di
poca importanza, nelle quali la forza si esercita e la vanità si compiace, come
l’addestramento dei cavalli di razza e la familiarità con le donne facili.
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