martedì 28 agosto 2012
FRANCESCO PICCOLO - MOMENTI DI TRASCURABILE FELICITA'
E anche quando mi sveglio in un posto che non è casa mia, quell'attimo in cui non capisco ancora dove sono. E quando poi lo capisco.
Quando la donna con cui dormo ha capito che ognuno deve dormire dal suo lato. Che ci si può abbracciare prima, o quando ci svegliamo la mattina, ma quando si dorme bisogna stare ognuno per i fatti suoi. Dividendo il letto con la stessa meticolosità con cui si tracciava la linea di divisione del banco con il compagno di banco, a scuola.
venerdì 29 giugno 2012
GUSTAVE FLAUBERT - MADAME BOVARY
Alcuni uomini (una
quindicina) dai venticinque ai quarant’anni, sparsi tra i ballerini o fermi a
chiacchierare sulla soglia delle porte, si distinguevano tra la folla per un’aria
di famiglia, malgrado la differenza di età, di vestito o di fisionomia.
Le loro marsine, meglio
confezionate, parevano di un panno più morbido, e i capelli, sollevati a
riccioli sulle tempie, sembravano lucidati con pomate più fini. Avevano
l'incarnato della ricchezza, quell'incarnato chiaro messo in risalto dal
pallore delle porcellane, dal raso cangiante, dalla vernice dei bei mobili, e
che è mantenuto in salute da un regime discreto di cibi squisiti. Il loro collo
si muoveva con naturalezza sulle cravatte basse; i lunghi favoriti ricadevano
sui colletti piatti; si asciugavano le labbra in fazzoletti ricamati con grandi
iniziali, da cui emanava un lieve profumo. Quelli che cominciavano a
invecchiare avevano l'aria giovanile, mentre i giovani ostentavano
un'espressione matura. Nei loro sguardi indifferenti aleggiava la tranquillità
delle passioni quotidianamente soddisfatte; e, nei loro modi gentili, affiorava
quell’arroganza particolare che viene dalla capacità di dominio sulle cose di
poca importanza, nelle quali la forza si esercita e la vanità si compiace, come
l’addestramento dei cavalli di razza e la familiarità con le donne facili.
mercoledì 18 aprile 2012
ERRI DE LUCA - TRE CAVALLI
Mi ricapita amore, perciò penso al primo, mentre ripiglio il treno.
A vent’anni tento qualche amore scarso. Per una ragazza mi
piglia desiderio di andare insieme a un cinema, per un'altra di passeggiare in
un'altra città. Le cerco, mi evitano, scrivo loro qualche lettera.
Mi mancano ma non smuovono amore.
Mi scordo di loro imparando a scalare montagne.
Poi incontro Dvora d'estate.
Ci sono creature assegnate che non riescono a incontrarsi
mai e s'aggiustano ad amare un'altra persona per rammendare l'assenza. Sono
sagge.
Io a vent'anni non conosco gli abbracci e decido di
aspettare. Aspetto la creatura assegnata. Sto vigile, imparo a scorrere le
facce di una folla in pochi istanti. Ci sono sistemi che insegnano la lettura
veloce dei libri, io imparo a leggere una folla al volo.
La setaccio, la scarto tutta, neanche un grano di quelle
facce resta nella retina. So sempre che lei non c'è, lei, la assegnata.
Non ho un ritratto in testa da far combaciare sopra una
faccia, no, l'assegnazione non dipende dagli occhi, anche se non so da cosa.
Aspetto d'incontrarla per saperne la figura.
Aspettare. Questo è il mio verbo a venti anni, un infinito
asciutto che non sbrodola di ansia, non sbava speranza. Aspetto a vuoto.
sabato 7 aprile 2012
CHARLES BUKOWSKI - DONNE
Finimmo di bere e andammo a prendere i bagagli di Katherine.
Parecchi uomini tentarono di attirare la sua attenzione, ma lei camminava
vicino a me, tenendomi per un braccio. Pochissime belle donne mostravano volentieri
in pubblico di appartenere a qualcuno. Avevo conosciuto abbastanza donne da rendermi
perfettamente conto di questo. Le accettavo per quel che erano, e l’amore
veniva di rado e a fatica. Quando veniva, di solito, era per le ragioni
sbagliate. Ci si stancava semplicemente di trattenere l’amore e lo si lasciava
andare perché aveva bisogno di andare da qualche parte. Era allora di solito,
che cominciavano i guai.
mercoledì 28 marzo 2012
CHARLES BAUDELAIRE - UBRIACATEVI
Bisogna essere sempre ubriachi. Tutto qui: questo è l’unico
problema. Per non sentire l’orribile fardello del Tempo che vi spezza le spalle
e vi piega a terra, bisogna che vi ubriachiate senza tregua.
Ma di che? Di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro.
Ma ubriacatevi.
E se qualche volta, sui gradini di un palazzo, sull’erba
verde di un fossato, nella tetra solitudine della vostra camera, vi risvegliate
- l’ebbrezza già diminuita o scomparsa - chiedete al vento, all’onda, alla
stella, all’uccello, all’orologio, a tutto ciò che fugge, che geme, che scorre,
che canta, che parla, chiedete che ora è; e il vento, l’onda, la stella , l’uccello, l’orologio
vi risponderanno: « È ora di ubriacarsi! Per non essere gli schiavi
martirizzati del Tempo, ubriacatevi; ubriacatevi senza sosta! Di vino, di
poesia o di virtù, a piacer vostro ».
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