venerdì 29 giugno 2012

GUSTAVE FLAUBERT - MADAME BOVARY


Alcuni uomini (una quindicina) dai venticinque ai quarant’anni, sparsi tra i ballerini o fermi a chiacchierare sulla soglia delle porte, si distinguevano tra la folla per un’aria di famiglia, malgrado la differenza di età, di vestito o di fisionomia.
Le loro marsine, meglio confezionate, parevano di un panno più morbido, e i capelli, sollevati a riccioli sulle tempie, sembravano lucidati con pomate più fini. Avevano l'incarnato della ricchezza, quell'incarnato chiaro messo in risalto dal pallore delle porcellane, dal raso cangiante, dalla vernice dei bei mobili, e che è mantenuto in salute da un regime discreto di cibi squisiti. Il loro collo si muoveva con naturalezza sulle cravatte basse; i lunghi favoriti ricadevano sui colletti piatti; si asciugavano le labbra in fazzoletti ricamati con grandi iniziali, da cui emanava un lieve profumo. Quelli che cominciavano a invecchiare avevano l'aria giovanile, mentre i giovani ostentavano un'espressione matura. Nei loro sguardi indifferenti aleggiava la tranquillità delle passioni quotidianamente soddisfatte; e, nei loro modi gentili, affiorava quell’arroganza particolare che viene dalla capacità di dominio sulle cose di poca importanza, nelle quali la forza si esercita e la vanità si compiace, come l’addestramento dei cavalli di razza e la familiarità con le donne facili.