sabato 11 giugno 2016

HARUKI MURAKAMI - LA RAGAZZA DELLO SPUTNIK

Nel vederlo, Myu rimase per qualche istante senza parole. Sumire la sentì deglutire. Fu un rumore quasi impercettibile, come una tenda di velluto scostata per svegliare dolcemente, con la luce del mattino, una persona cara che dorme.

[...]

Così continuiamo a vivere la nostra vita, pensai. Segnati da perdite profonde e definitive, derubati delle cose per noi più preziose, trasformati in persone diverse che di sé conservano solo lo strato esterno della pelle; tuttavia, silenziosamente, continuiamo a vivere. Allungando le mani, riusciamo a prenderci la quantità di tempo che ci è assegnata, e poi la guardiamo mentre indietreggia alle nostre spalle. A volte, nel ripetersi dei gesti quotidiani, sappiamo farlo anche con destrezza.