sabato 11 giugno 2016

HARUKI MURAKAMI - LA RAGAZZA DELLO SPUTNIK

Nel vederlo, Myu rimase per qualche istante senza parole. Sumire la sentì deglutire. Fu un rumore quasi impercettibile, come una tenda di velluto scostata per svegliare dolcemente, con la luce del mattino, una persona cara che dorme.

[...]

Così continuiamo a vivere la nostra vita, pensai. Segnati da perdite profonde e definitive, derubati delle cose per noi più preziose, trasformati in persone diverse che di sé conservano solo lo strato esterno della pelle; tuttavia, silenziosamente, continuiamo a vivere. Allungando le mani, riusciamo a prenderci la quantità di tempo che ci è assegnata, e poi la guardiamo mentre indietreggia alle nostre spalle. A volte, nel ripetersi dei gesti quotidiani, sappiamo farlo anche con destrezza.

sabato 9 aprile 2016

CHIARA GAMBERALE - PER DIECI MINUTI

Oltre a fuggire dal Natale, i nostri viaggi per il mondo si sforzavano sempre di trovare ricambiato il mio amore per la natura e il suo per le opere d’arte.
Io cercavo animali strani, saline, foreste pluviali, deserti: e lo prendevo per mano.
Lui cercava musei, cattedrali, capolavori: e mi prendeva per mano.
Se la nostra, come ogni giorno minaccia di fare, si rivelerà una fine e non solo una crisi, chi lo porterà per boschi?
Chi mi porterà per musei?
Chi si occuperà di tutte quelle parti di noi che diciotto anni fa è stato l’altro a inventare, che per diciotto anni è stato l’altro a tenere in vita?
Me lo domando tutti i giorni.

[...]

Quando fanno qualcosa per noi, gli altri ci consegnano o in realtà ci tolgono un’occasione?

[...]

Perché, in effetti, il meglio della vita sta in tutte quelle esperienze interessanti che ancora ci aspettano: con il gioco dei dieci minuti lo sto imparando.
Dunque sta anche nei libri che tutti hanno letto, ma che per qualche imprecisato motivo noi ancora no.

sabato 5 dicembre 2015

HENRY MILLER - TROPICO DEL CANCRO

«Ma allora cosa vuoi da una donna?» chiedo.
Comincia a muover le dita, gli cala il labbro di sotto. Ha un’aria assolutamente delusa. Quando alla fine riesce a tirar fuori una frase spezzata, lo fa con la convinzione che dietro le sue parole ci sia una schiacciante futilità. «Vorrei potermi arrendere a una donna» sbotta. «Vorrei che mi portasse via da me medesimo. Ma per far questo dovrebbe essere migliore di me; deve avere un cervello, e non soltanto una fica. Deve farmi credere che ho bisogno di lei, che non posso vivere senza di lei. Trovami una fica così, vuoi? Se tu ci riesci, io son pronto a cederti il mio posto. Perché allora non m’importerebbe di quel che succede; non avrei più bisogno di un posto, o di amici, o di libri, o di nulla. Se soltanto riuscisse a farmi credere che sulla terra c’è qualcosa di più importante di me. Cristo, io odio me stesso! Ma anche di più odio queste fiche disgraziate - perché non ce ne una a modo.

domenica 30 agosto 2015

TIZIANO TERZANI - LA PORTA PROIBITA

"Le nostre conclusioni sulla scuola cinese sono, alla fine, tutt’altro che positive.
Io, Folco, ho odiato lo spiare, la critica, il far di tutto per salvare la pelle. Ho odiato il sistema di insegnamento che non lasciava spazio all’immaginazione, ho odiato il copiare, il dover imparare il modo corretto di pensare, l’imbrogliare, la sensazione di non poter più dire quel che uno pensa e, certe cose, non poterle neppure pensare."

Ecco perchè la creatività non è una prerogativa del popolo cinese, ma sanno quasi solo copiare...

mercoledì 1 aprile 2015

TIZIANO TERZANI - DISCORSO PER IL MATRIMONIO DI SASKIA E CHRISTOPHER

Niente succede mai per caso. Se siamo qui deve esserci un senso. Vedere come ognuno di noi ha una sua ragione di esserci e rintracciare che cosa ci ha portato qui è un bellissimo esercizio d’umiltà e d’ammirazione per quell’Intelligenza che tiene assieme il mondo.
Siamo qui per condividere la gioia di oltrepassare la sacra soglia del matrimonio.
La più grande sofferenza dell’uomo è il senso di solitudine e separatezza, e la sua più grande aspirazione è di essere parte dell’Uno, di ricongiungersi con l’Uno. Quindi il matrimonio è la quintessenza di tutto ciò, come l’OM che unisce tutti i suoni.