lunedì 30 gennaio 2012

ERRI DE LUCA - IN ALTO A SINISTRA

Un buon infermiere veniva di giorno a pulire le piaghe e aggiustare i vasi con cui si irrigavano le sue vene. Di giorno parlava di libri.
“Conoscevano le mie pene, i bisogni, gli scontenti. In ognuno di loro c’era una frase, una lettera che era stata scritta solo per me. Sono stati la vita seconda, che insegna a correggere il passato, a dargli una presenza di spirito che allora non ebbe, a dargli un’altra possibilità. I libri insegnano ai ricordi, li fanno camminare. Li ho letti per intero, non ne ho lasciato nessuno a mezzo, per quanto fosse deludente o presuntuoso l’ho seguito fino all’ultima linea. Perché è stato bello per me girare la pagina letta e portare lo sguardo in alto a sinistra, dove la storia continuava. Ho girato il foglio sempre alla svelta per proseguire da quel primo rigo, in alto a sinistra. Questo mi mancherà del mondo, mi mancherà più di te, delle tue cure e delle notti di bridge con cui mi hai fatto uscire dal dolore delle ossa. I libri sono un carattere ereditario e credo di avertelo trasmesso. Non li ami come me, sei esigente, cerchi tra essi le pagine che restano incise nella memoria, infilzate come farfalle. Ma non dire che le altre, le dimenticate, sono da non leggere. Molto è portato via dal caso, quello che resta è appunto solo questo, un resto che non dimostra e non sostituisce niente di quello che si è perduto. Ami le pagine assolute, le necessarie, al riparo dai gusti. Ma i libri siamo noi, gente che si ammala, si sfilaccia, ingiallisce e viene dimenticata. Sono a immagine della nostra vita. Ama un poco anche i libri del tuo tempo, ama un poco i tuoi anni che sono quelli che passano e non quelli che ti restano.”

lunedì 23 gennaio 2012

JEFFREY EUGENIDES - LA TRAMA DEL MATRIMONIO


«Fra i libri che hai letto per la tua tesi, e per il tuo saggio – la Austen e James e gli altri -, c’è per caso un romanzo in cui l’eroina sposa la persona sbagliata, comprende il suo errore, e poi si presenta l'altro pretendente, uno innamorato di lei da sempre, e si mettono insieme, ma alla fine il secondo pretendente capisce che l'ultima cosa di cui la donna ha bisogno è di risposarsi perchè ha cose più importanti da fare nella vita? E cosi, pur amandola ancora, non le fa nessuna proposta di matrimonio? Esiste un libro che finisce così?»
«No» rispose Madeleine. «Che io sappia non esiste.»
«Pensi che potrebbe andar bene? Che potrebbe essere un buon finale?»
La guardò. Forse non era poi cosi speciale. Rappresentava il suo ideale, un ideale giovanile, e con il tempo l'avrebbe dimenticata. Le rivolse un sorriso impacciato. Si sentiva molto meglio con se stesso, ora, come se fosse davvero in grado di fare qualcosa di buono nel mondo.
Madeleine si sedette su una cassa da imballaggio. Aveva il volto tirato, più vecchio. Socchiuse gli occhi come se cercasse di metterlo a fuoco.
Un camion dei traslochi passò in strada facendo vibrare la casa, e l'alano artritico del vicini lo accompagnò con un latrato roco.
E Madeleine continuò a guardare Mitchell con gli occhi socchiusi, come se fosse già lontano, poi, con un sorriso riconoscente, rispose: «Si».

sabato 14 gennaio 2012

ELIO E LE STORIE TESE - SERVI DELLA GLEBA


Allora come è andata con la tipa?
Eh, abbastanza bene.
Hai pucciato il biscotto, o almeno hai limonato?
No ragazzi, non scherziamo. Lei non è come tutte le altre.
Bll b b bll parlaci di lei.
 
Ah, guardate, questa quì è una tipa devvero simpaticissima, in gambissima. Mi ha raccontato delle cose delle sue ferie divertentissime, ma tipo che lei era andata là con un sacco di creme dopo sole, poi ha preso un casino di sole, si è bruc...
Le hai mostrato il popparuolo?
No ma ho buone possibilità.
Allora ci vediamo questa sera? Una serata fra amici, una chitarra e uno spinello.
Eh, amici, purtroppo no. Questa sera sono invitato a casa sua per vedere le diapositive del mare, delle sue ferie, poi subito dopo devo accompagnare i suoi genitori che devono prendere il treno perchè sono rimasti senza macchina, l'hanno distrutta, era mia.

UMBERTO GALIMBERTI - LE COSE DELL’AMORE


Amore e desiderio
[…] Tutti, chi più chi meno, abbiamo esperienza del fatto che l’amore si nutre di novità, di mistero e di pericolo e ha come suoi nemici il tempo, la quotidianità e la familiarità. Nasce dall’idealizzazione della persona amata di cui ci innamoriamo per un incantesimo della fantasia, ma poi il tempo, che gioca a favore della realtà, produce il disincanto e tramuta l’amore in un affetto privo di passione o nell’amarezza della disillusione.
L’amore svanisce perché nulla nel tempo rimane uguale a se stesso, specialmente quando si ha a che fare con le persone che la vita costringe a un inarrestabile cambiamento. Ma non è il cambiamento a degradare l’amore, siamo piuttosto noi a fare di tutto per degradarlo. E ci sono ottime ragioni per cui siamo interessati a questo degrado. La prima ragione è l’”impotenza psichica” di cui parla Freud a proposito dell'autolimitazione che noi operiamo della nostra capacità di desiderare e di sostenere il desiderio, per cui, scrive Freud: “Dove amiamo non proviamo desiderio, e dove lo proviamo non possiamo amare”.
Privo di desiderio, l’amore garantisce tenerezza, intimità, sicurezza, ma non prevede l’avventura, la tensione e il senso del rischio che alimentano la passione. Dal canto suo il desiderio senza amore è stimolante, eccitante, vibrante, ma non ha l’intensità e il senso di un’elevata posta in gioco che rendono profonda la relazione. Non ci è dato, se non per brevi attimi, di fare esperienza nello stesso tempo dell’amore e del desiderio verso la stessa persona. E questo perché l’amore, che nasce sotto il segno della stabilità e dell’eternità, vuole ciò che il desiderio rifiuta.

giovedì 12 gennaio 2012

TRUMAN CAPOTE - INCONTRO D’ESTATE


«Dimmi una cosa disse Peter, picchiettandosi palmo della mano con il bastoncino per mescolare i cocktail. Pensi di sposarlo?»
Lei riconobbe la pregnanza della domanda, ed essendo ancora accordata sul tono della canzonatura ne fu sconcertata. «Non saprei», rispose con un filo di risentimento nella voce. «Bisogna desiderare sempre e comunque di sposarsi? Sono sicura che ci siano amori in cui la cosa non è nemmeno in discussione.»
«Si, ma non sono forse amore e matrimonio notoriamente sinonimi nella testa della maggior parte delle donne? Di certo ben pochi uomini riescono a ottenere il primo senza promettere il secondo: l'amore, in realtà... bé, se è solo questione di allargare le gambe, quasi tutte le donne sono in grado di farlo senza chiedere niente in cambio. Dici sul serio, tesoro?»

ERRI DE LUCA - TU, MIO


“Tu ti chiami Catia?” le chiesi pensando che il suo fosse un nome slavo. “No, Caia” mi rispose brusca voltandosi da un’altra parte. Avevo azzardato una vicinanza ed ero stato respinto, cose che succedevano nel piccolo gruppo ingarbugliato di gerarchie minuscole. Ci restai male, non credevo che lei si potesse comportare come le altre. Perché no? Mi convincevo per difesa, è come le altre, una ragazza bella e ben allevata, si lascia avvicinare solo da quelli che le piacciono. Era un pensiero logico, ma non mi bastava. Avevo sbagliato io, che storia mi era venuta in mente che si chiamasse Caia? Cosa cercavo: d’indovinare, di scoprire qualcosa che gli altri avevano trascurato? Credo di sì, qui c’era il nervo di quella domanda: il nome. Partivo da lì, dall’accidente che accompagna a vita una persona più di un’ombra, perché almeno al buio l’ombra smette, il nome invece no. E vuole essere così parte di una persona da pretendere di spiegarla, di annunciarla: “io sono” e poi segue il nome, come se si possa essere un nome, anziché avere un nome. Mi accorsi più tardi che lei non diceva “io sono Caia”, ma “mi chiamo Caia”. Lei non era Caia, un nome, lei era una persona che si chiamava così. Forse voleva tenere a bada quel piccolo pezzo di identità, oppure non le piaceva. Ecco, già stavo indagando su di lei, in cerca di una sua verità. Ci si innamora così, cercando nella persona amata il punto a nessuno rivelato, che è dato in dono solo a chi scruta, ascolta con amore. Ci si innamora da vicino, ma non troppo, ci si innamora da un angolo acuto un poco in disparte in una stanza, presso una tavolata, seduto in un giardino dove gli altri ballano al ritmo di una musichetta insulsa e decisiva che fa da colla di pesce per una faccia che si appunta a spilli sul diaframma del petto. Da subito mi innamoravo a vuoto di Caia, di una ragazza più grande, dal dente spezzato in un sorriso a grandine, che aveva toccato la mano senza riguardo per la ferita e mi era stata intima per quello. M’innamoravo secondo un impulso opposto all’evidenza: che io ero di molto più adulto, che a me toccasse il compito di proteggerla dai pericoli dell’isola, custodendo il suo segreto che non conoscevo ancora ma che doveva esserci e io l’avrei saputo, io solo.

mercoledì 11 gennaio 2012

ERRI DE LUCA - IL GIORNO PRIMA DELLA FELICITÀ


“Ti ho aspettato fino a dimenticare cosa. Mi è rimasta un’attesa nei risvegli, saltando giù dal letto incontro al giorno. Apro la porta non per uscire ma per farlo entrare.”

[...]

Il coltello e gli uomini del Sud sono andati insieme.
Non mi permettevo di immaginare come usarlo in punto di pericolo. Avrei improvvisato. Una mossa violenta non va pensata prima. Una mossa violenta era buttarsi tra i piedi per afferrare il pallone con le mani. Non era violento il calcio sul naso, ma il tuffo tra le scarpe. Se ci pensavo prima, non lo facevo. Così sarà con il coltello, se capiterà un caso di salvezza, troverò la mossa di difesa.

ERICH FROMM - I COSIDETTI SANI


Ogni società, grazie alle sue istituzioni culturali, al suo sistema scolastico, alle sue convinzioni religiose, ecc., cerca in ogni modo di formare un tipo di personalità che aspiri a fare ciò che deve, e che, oltre a voler fare quanto è necessario, desideri esercitare con zelo il ruolo che la società, per poter funzionare senza attriti, gli ha assegnato.

[...]

È proprio della natura dell’uomo e della sua condizione esistenziale l’esigenza di avere uno scopo nella vita: essere capaci di amare, capaci di usare la propria intelligenza e di disporre di quella obiettività e umiltà che permettono all’uomo un’esperienza non alienata della realtà esterna e interna. Questa relazione con il mondo è la maggior fonte di energia di cui disponiamo oltre a quella prodotta nel nostro corpo dai processi chimici. Niente stimola la creatività quanto l’amore, a condizione che sia sincero. E non c’è migliore fondamento per qualunque senso di sicurezza e per un sentimento dell’Io in grado di sostenere da solo l’identità personale, di essere a stretto contatto con la realtà. È questa relazione che ci consente di superare tutte le finzioni e di acquisire quell’umiltà e obiettività necessarie per guardare la realtà così com’è, trascurando tutto ciò che ci separa da essa.

martedì 10 gennaio 2012

MURIEL BARBERY - L’ELEGANZA DEL RICCIO


Se nella scala sociale si salisse in funzione della propria incompetenza, vi garantisco che il mondo non girerebbe come gira oggi. Ma il problema non sta qui. Il significato di questa frase non è che gli incompetenti hanno un posto in prima fila, ma che non c’è niente di più duro e ingiusto della realtà umana: gli uomini vivono in un mondo dove sono le parole e non le azioni ad avere il potere, ove la massima competenza è il controllo del linguaggio. È una cosa terribile, perché in definitiva siamo soltanto dei primati programmati per magiare, dormire, riprodurci, conquistare e rendere sicuro il nostro territorio, e quelli più tagliati per queste cose, i più animaleschi tra noi, si fanno sempre fregare dagli altri, cioè da quelli che parlano bene ma che non saprebbero difendere il proprio giardino, portare a casa un coniglio per cena o procreare come si deve. Gli uomini vivono in un mondo in cui sono i deboli a dominare. È un terribile oltraggio alla nostra natura animale, una specie di perversione, di contraddizione profonda.

ERRI DE LUCA - IL PESO DELLA FARFALLA


Sono scarsi i sensi in dotazione alla specie dell’uomo. Li migliora con il riassunto della intelligenza. Il cervello dell’uomo è ruminante, rimastica le informazioni dei sensi, le combina in probabilità. L’uomo così è capace di premeditare il tempo, progettarlo. È pure la sua dannazione, perché dà la certezza di morire.

[...]

Un uomo che non frequenta donne è un uomo senza. Non è un uomo e basta, nient’altro da aggiungere. È un uomo senza. Può dimenticarselo, ma quando si ritrova davanti, lo sa di nuovo.

[...]

La donna controllò col freno in faccia la soddisfazione per la breccia aperta e gli strinse la mano, per accordo. Non era certo il contatto con le dita e il palmo. Era la spudorata intimità mascherata da mossa di saluto. Toccare la mano di una donna, per un uomo senza, è un salto nel sangue. Non ci si dovrebbe toccare, donna e uomo, facendo finta che è tutt’altro. La mossa della donna, era stata lei a cercargli la mano, scavalcò il confine dei corpi, già scambio di amanti per lui.

lunedì 9 gennaio 2012

OSCAR WILDE - UN MARITO IDEALE


Ecco il vostro sbaglio. Ecco il vostro errore. L’errore che tutte le donne commettono. Perché voi donne non riuscite ad amarci con tutti i nostri difetti? Perché ci mettete su mostruosi piedistalli? Abbiamo tutti piedi d’argilla, le donne come gli uomini: ma quando noi uomini amiamo le donne, le amiamo consapevoli delle loro debolezze, delle loro follie, delle loro imperfezioni, e forse per questo le amiamo ancora di più. Non è chi è perfetto, ma chi è imperfetto ad aver bisogno d’amore. È quando siamo feriti per mano nostra, o per mano altrui, che l’amore dovrebbe venire a soccorrerci… a cos’altro serve, se no, l’amore? L’amore dovrebbe perdonare tutti i peccati, tranne il peccato contro l’amore. Tutte le vite, tranne le vite senza amore, il vero amore dovrebbe perdonare. Così è l’amore di un uomo. È più grande, più generoso, più umano di quello di una donna. Le donne pensano di fare degli uomini i loro ideali. Ciò che invece fanno di noi sono solo falsi idoli.

[…]

I matrimoni senza amore sono terribili. Ma c’è qualcosa di ancor peggio di un matrimonio senza un briciolo di amore. Un matrimonio in cui l’amore c’è, ma da una parte sola; la devozione c’è, ma da una parte sola, e in cui uno dei due cuori rimarrà infranto.

ALDOUS HUXLEY - RIFLESSIONI SULLA LUNA


La mera somiglianza, la mera corrispondenza degli esempi descritti dall’autore con l’esperienza che il lettore può ricordare o immaginare di avere non basta a far apparire un’opera d’arte «vera». L’arte degna di questo possiede per così dire una super-verità: è più probabile, più accettabile, più convincente della realtà. Ed è logico che così sia; perché l’artista è dotato di una sensibilità, di una facoltà di comunicare, di una capacità di «trasmettere le cose», che gli eventi e la maggioranza della gente cui gli eventi accadono non hanno. L’esperienza insegna solo alle persone disposte ad imparare da essa, e queste persone non sono affatto così numerose come ci indurrebbe a credere il proverbio preferito dal papà di Mrs. Micawber. Gli artisti sono particolarmente disposti a imparare e anche particolarmente adatti a insegnare. Apprendono dagli eventi molto più di quanto apprenda la maggior parte degli esseri umani, e riescono a trasmettere quanto hanno appreso con singolare forza di penetrazione, una forza che consente loro di introdurre in profondità le cose nella mente del lettore. Una delle reazioni più comuni a un buon pezzo di letteratura è di concludere: «È proprio quello che avevo sempre sentito e pensato, ma non ero mai stato capace di dire chiaramente con le parole, nemmeno a me stesso».

domenica 8 gennaio 2012

ALESSANDRO BARICCO - NOVECENTO


In questo era un genio, niente da dire. Sapeva ascoltare. E sapeva leggere. Non i libri, quelli son buoni tutti, sapeva leggere la gente. I segni che la gente si portava addosso: posti, rumori, odori, la loro terra, la loro storia... Tutta scritta addosso. Lui leggeva, e con cura infinita, catalogava, sistemava, ordinava... Ogni giorno aggiungeva un piccolo pezzo e quella immensa mappa del mondo, del mondo intero, da un capo all’altro, città enormi e angoli di bar, lunghi fiumi, pozzanghere, aerei, leoni, una mappa meravigliosa. Ci viaggiava sopra da dio, poi, mentre le dita gli scivolavano sui tasti, accarezzando le curve di un ragtime.

ALEJANDRO JODOROWSKY - IL DITO E LA LUNA


Altri pensano che il loro scopo sia guadagnare tanti soldi. Bisogna guadagnare soldi con qualcosa che si ama davvero, che si ama alla follia. Potremmo arrivare a dire che bisogna fare cose capaci di procurarci un piacere immenso, che si potrebbero fare addirittura gratis. Bisogna richiedere un pagamento per un lavoro che si farebbe anche senza essere pagati. Bisogna guadagnarsi la vita con quello che ci piace.
Il denaro è un’energia divina. Ebbene, nella nostra società viene considerato il peggio del peggio. In ogni caso, siamo destinati e dovercene servire, a guadagnarlo e a spenderlo. Perché colpevolizzarsi quando si guadagna tanto? A che scopo dissimulare le proprie ricchezze? Non mi costa fatica immaginare Cristo che benedice il mondo con un biglietto da cinquecento euro in mano. Chi non riesce, dovrebbe chiarirsi bene le idee su questo argomento.
Ho visto che si incolpa il denaro sia nelle famiglie cattoliche, sia in quelle marxiste. Secondo loro, si ha diritto si di spendere il denaro fino a un certo punto. Oltre questo limite, si diventa profittatori. Bisogna essere poveri e limitati. Di più, è vietato.
Ho appena incontrato uno che disprezza il denaro, e che tuttavia ha sempre vissuto del denaro altrui. Per quanto lo si detesti, si è necessariamente costretti ad utilizzarlo per vivere.
Questa energia può essere impiegata in senso positivo o negativo, per la costruzione o la distruzione.

sabato 7 gennaio 2012

SOREN KIERKEGAARD - DIARIO DEL SEDUTTORE


La mia ironia sulla stoltezza degli uomini, il mio scherno sulla loro vigliaccheria, sulla loro stolida ignavia, l’affascinano. È presa dal desiderio di guidare nell’arco del cielo il carro del sole per accostarlo di più alla terra e bruciare un pochettino gli uomini. Tuttavia ancora non ha riposto in me, alcuna fiducia, poiché finora io non ho fatto che impedire ogni accostamento, perfino nel campo spirituale. Ella deve rafforzarsi in se stessa, prima che io le permetta di appoggiarsi a me.

ISABELLE ALLENDE - ZORRO. L’INIZIO DELLA LEGGENDA


Vi suggerisco di dedicarvi allo studio, invece di spaventare i miei uomini con scherzetti infantili. La vita è breve, non c’è mai abbastanza tempo per imparare.

venerdì 6 gennaio 2012

LYDIA FLEM - CASANOVA. L’UOMO CHE AMAVA LE DONNE, DAVVERO.


Viaggiare, per Casanova, significa precedere gli eventi, rimettere senza sosta la sorte in gioco, verificare il proprio potere di seduzione, le proprie qualità, le astuzie. E quando ha consumato tutto il suo credito e il suo fascino in un luogo, se ne va in un altro. Volta pagina e si concede di nuovo una situazione vergine, senza macchie ne rasure. Partire allora diventa sinonimo di oblio, di abbandono del passato, tentativo di fuga dalle costrizioni degli atti e delle parole. Il viaggio diventa così uno strumento per evitare la durata. Casanova si sposta nello spazio per evitare la durata.

ERICH FROMM - AVERE O ESSERE


L'uomo attivo, l'uomo vivo, è simile a un recipiente che ingrandisce mentre lo si colma, sì che mai sarà pieno.

[...]

Non andare avanti, restare dove siamo, non progredire, in altre parole accontentarci di ciò che abbiamo è assai tentante, perchè conosciamo ciò che abbiamo; a questo possiamo aggrapparci, e ce ne viene un senso di sicurezza. temiamo e di conseguenza evitiamo, di affrontare l'ignoto, l'incerto; perchè se può non apparire rischioso una volta che l'abbiamo fatto, prima di affrontare l'impresa i nuovi aspetti che si profilano al di là del passo iniziale appaiono imprevedibili, pericolosi, e dunque fonte di paura. soltanto il vecchio, il comprovato, è sicuro; o, per lo meno, così sembra. ogni nuovo passo comporta il pericolo di un fallimento, ed è qui che va ricercato uno dei motivi per cui la gente ha tanta paura delle libertà.

ALEJANDRO JODOROWSKY - SOLO DE AMOR


Non so che cosa sia l'amore, ma so che godo della tua presenza.

giovedì 5 gennaio 2012

ERNEST HEMINGWAY - FIESTA


Pedro Romero aveva la grandezza. Amava toreare e penso che amasse i tori e penso che amasse Brett. Tutto ciò che era in grado di controllare lo fece quel pomeriggio davanti a lei. Mai una volta alzò il capo. In tal modo rese più forte la propria esibizione, e lo fece per sé, anche, oltre che per lei. Poiché non alzava il capo per chiedere se era piaciuto, faceva tutto interiormente per sé, e questo gli dava forza, eppure lo faceva anche per lei. Ma non lo fece per lei a scapito di se stesso. Grazie a questo vinse tutto il pomeriggio.

OSCAR WILDE - IL RITRATTO DI DORIAN GRAY


E poi, Dorian, non ingannare te stesso: la vita non è governata dalla volontà o dalle intenzioni. La vita è una faccenda di nervi, di fibre, di cellule lentamente costruite, nelle quali si nasconde il pensiero e dove la passione sogna. Puoi immaginarti di essere al sicuro e pensare di essere forte. Ma una nota casuale di colore in una stanza o in un cielo mattutino, un particolare profumo che un giorno hai amato e che porta sottili memorie con sé, un verso da una poesia dimenticata che hai incontrato di nuovo, un motivo da un pezzo musicale che non suonavi più – ti dico, Dorian, che la nostra vita dipende da cose del genere.

[...]

Ogni buon risultato ci regala un nemico. Per essere ben voluti occorre essere mediocri.
– Non con le donne, - disse la duchessa scuotendo la testa, - e le donne governano il mondo. Ti assicuro che io non posso sopportare le mediocrità. Noi donne, come è stato detto, amiamo con le orecchie, proprio come voi uomini amate con gli occhi, se mai amate.
- Mi sembra che non facciamo mai altro, - mormorò Dorian.
- Ah! Allora non amate veramente mai, signor Gray, - rispose la duchessa con simulata tristezza.
- Mia cara Gladys, - gridò lord Harry, - come puoi dirlo? Le storie d’amore vivono di ripetizione, e la ripetizione trasforma il desiderio in arte. Inoltre, ogni volta che si ama è la sola volta che si è mai amato. La diversità dell’oggetto non altera l’unicità della passione, la intensifica soltanto. Nella vita possiamo avere una sola grande esperienza, e il segreto della vita è di riprodurre ogni esperienza quanto più spesso possibile.
- Anche quando si è feriti da essa, Harry? – chiese la duchessa dopo un silenzio.
- Specialmente quando si è feriti da essa, - rispose lord Harry.

mercoledì 4 gennaio 2012

BRUCE CHATWIN - LE VIE DEI CANTI


In una delle sue pensees più cupe, Pascal disse che la fonte di tutte le nostre sofferenze era l’incapacità di starcene tranquilli in una stanza.
Perché, domandava, un uomo che ha di che vivere sente lo stimolo a trovare un diversivo in qualche lungo viaggio per mare? O a vivere in un’altra città, o a andarsene alla ricerca di un grano di pepe, o in guerra a spaccar teste?
Scoperta la causa delle nostre disgrazie, Pascal volle anche capirne la ragione, e dopo averci riflettuto ne trovò una ottima: e cioè la naturale infelicità della nostra debole condizione mortale; così infelice che, se ci concentriamo su di essa, nulla può consolarci.
Solo una cosa può alleviare la nostra disperazione, ed è lo svago (divertissement); eppure proprio questa è la peggiore di tutte le nostre disgrazie, perché lo svago ci impedisce di pensare a noi stessi e ci porta gradualmente alla rovina.
Chissà, mi domandai se il nostro bisogno di svago, la nostra smania di nuovo, era, in sostanza, un impulso migratorio istintivo, affine a quello degli uccelli in autunno?
Tutti i grandi maestri hanno predicato che in origine l’Uomo «peregrinava per il deserto arido e infuocato di questo mondo» - sono parole del Grande inquisitore di Dostevskij –, e che per riscoprire la sua umanità egli deve liberarsi dei legami e mettersi in cammino.
I miei due taccuini più recenti erano fitti di appunti presi in Sudafrica, dove avevo vagliato senza intermediari alcune prove certe sull’origine della nostra specie. Quello che appresi là – insieme a quel che ora sapevo delle Vie dei Canti – sembrava confermare l’ipotesi con cui mi baloccavo da tanto tempo: e cioè che la selezione naturale ci ha foggiati – dalla struttura delle cellule celebrali alla struttura dell’alluce – per una vita di viaggi stagionali a piedi in una torrida distesa di rovi e di deserto.
Se era così, se la “patria” era il deserto, se i nostri istinti si erano foggiati nel deserto, per sopravvivere ai suoi rigori – allora era più facile capire perché i pascoli più verdi ci vengono a noia, perché le ricchezze ci logorano, e perché l’immaginario uomo di Pascal considerava i suoi confortevoli alloggi una prigione.

CHARLES BAUDELAIRE - ANYWHERE OUT OF THE WORLD!

Questa vita è un ospedale in cui ogni malato è posseduto dal desiderio di cambiare letto. Questo vorrebbe soffrire di fronte alla stufa, quello crede che guarirebbe accanto alla finestra.
A me sembra che starei sempre bene là dove non sono, e di questa questione di trasloco discuto di continuo con l’anima mia.

SOREN KIERKEGAARD - LETTERA A JETTE


Soprattutto, non perdere la voglia di camminare: io, camminando ogni giorno, aggiungo uno stato di benessere e mi lascio alle spalle ogni malanno; i pensieri migliori li ho avuti mentre camminavo, e non conosco pensiero così gravoso da non poter essere lasciato alle spalle con una camminata… ma stando fermi si arriva sempre più vicini a sentirsi malati… Perciò basta continuare a camminare, e andrà tutto bene.

martedì 3 gennaio 2012

GUSTAVE FLAUBERT - L'EDUCAZIONE SENTIMENTALE


Oh! Oh! Chi sa! – e voleva alludere in quel modo a parecchie avventure, per darle di se miglior opinione, così come Rosannetta non confessava tutti i suoi amanti perché lui la stimasse di più; perché in mezzo alle più intime confidenze sussistono sempre restrizioni: per rispetto umano, per vergogna, per delicatezza, per pietà. Si scoprono, in se e nell’altro, degli abissi e dei pantani che non permettono di andare avanti; d’altronde si sente che non ci si capirebbe; è difficile esprimere con esattezza qualsiasi cosa; perciò le unioni complete sono così rare.

[...]

- Ma non vedete che mento? Perché per piacere alle donne bisogna ostentare una spensieratezza da buffone o dei furori da tragedia! Si burlano di noi quando diciamo che le amiamo, con semplicità! A me pare che le iperboli con le quali si divertono sono una profanazione del vero amore; tanto che non si sa più in che modo esprimerlo, soprattutto davanti a quelle... che sono... molto intelligenti.