domenica 8 gennaio 2012

ALEJANDRO JODOROWSKY - IL DITO E LA LUNA


Altri pensano che il loro scopo sia guadagnare tanti soldi. Bisogna guadagnare soldi con qualcosa che si ama davvero, che si ama alla follia. Potremmo arrivare a dire che bisogna fare cose capaci di procurarci un piacere immenso, che si potrebbero fare addirittura gratis. Bisogna richiedere un pagamento per un lavoro che si farebbe anche senza essere pagati. Bisogna guadagnarsi la vita con quello che ci piace.
Il denaro è un’energia divina. Ebbene, nella nostra società viene considerato il peggio del peggio. In ogni caso, siamo destinati e dovercene servire, a guadagnarlo e a spenderlo. Perché colpevolizzarsi quando si guadagna tanto? A che scopo dissimulare le proprie ricchezze? Non mi costa fatica immaginare Cristo che benedice il mondo con un biglietto da cinquecento euro in mano. Chi non riesce, dovrebbe chiarirsi bene le idee su questo argomento.
Ho visto che si incolpa il denaro sia nelle famiglie cattoliche, sia in quelle marxiste. Secondo loro, si ha diritto si di spendere il denaro fino a un certo punto. Oltre questo limite, si diventa profittatori. Bisogna essere poveri e limitati. Di più, è vietato.
Ho appena incontrato uno che disprezza il denaro, e che tuttavia ha sempre vissuto del denaro altrui. Per quanto lo si detesti, si è necessariamente costretti ad utilizzarlo per vivere.
Questa energia può essere impiegata in senso positivo o negativo, per la costruzione o la distruzione.

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Esiste un aspetto ordinato della mente che permette all’intelletto di lavorare nell’ordine, e un aspetto disordinato che permette all’inconscio di manifestarsi. L’ordine perfetto esiste solo accanto al disordine. L’ordine totale in un giardino uccide il giardino.

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«Maestro, la vita mi preoccupa. Mi sento inondato dalla sua molteplicità. Milioni di cose mi vengono addosso e mi attraggono. Ne sono invaso. Questo mi fa disperare.»
«Non ti preoccupare. La tua percezione non può captare più di una cosa per volta. Perciò è inutile che ti preoccupi in anticipo. Vivi ogni cosa nel momento in cui si presenta. Quando un oggetto verde si presenta, esso è unico. Non è tutti gli oggetti. Accettalo per quello che è e vivilo. Non esistono milioni di istanti da vivere. Non esiste altro che l’istante presente. Gli altri verranno dopo. Sono in cammino per trasformarsi nell’istante presente, ma se rimani calmo e tranquillo, senza metterti a fare troppe elucubrazioni o farti prendere dall’ansia, verranno uno dietro l’altro e la tua vita scorrerà serena.»

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Una verità espressa di chi l’ha realizzata non assomiglia alla stessa verità espressa da chi non possiede altro che una sua conoscenza intellettuale.
Quando non si è fatta la cosa, se ne può solo parlare. Quando la si è fatta, non se ne parla, la si vive.
Poi se ne può parlare utilizzando gli stessi simboli degli altri (la montagna, le nubi, la luce della luna): la differenza è che noi siamo profondamente presenti nella nostra definizione ed essa si trasforma in una verità, perché viene vissuta.

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Il maestro si sente degno di compassione. Sente che la vita scorre in un batter d’occhio. Perché preoccuparsi di morire domani o tra cent’anni, quando in ogni caso siamo destinati a morire? Inutile preoccuparsi, perchè anche se è lungo è comunque breve... un batter d’occhio.
Dato che non può influire sulla durata, il maestro si occupa dell’intensità del momento che passa. Può ugualmente prolungare un minimo la sua vita aprendosi all’intensità del suo momento vitale.
Si apre all’intensità mentale. Non del mentale delirante ma del mentale che si estende. Si apre all’intensità dell’emozionale, all’intensità della creatività (sia sessuale sia artistica) e all’intensità della materia in cui abita. È intensa, molto intensa. Ha tanti fastidi, invecchia, ma è intensa. Vive dunque nell’intensità di una forza universale.

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