sabato 5 dicembre 2015

HENRY MILLER - TROPICO DEL CANCRO

«Ma allora cosa vuoi da una donna?» chiedo.
Comincia a muover le dita, gli cala il labbro di sotto. Ha un’aria assolutamente delusa. Quando alla fine riesce a tirar fuori una frase spezzata, lo fa con la convinzione che dietro le sue parole ci sia una schiacciante futilità. «Vorrei potermi arrendere a una donna» sbotta. «Vorrei che mi portasse via da me medesimo. Ma per far questo dovrebbe essere migliore di me; deve avere un cervello, e non soltanto una fica. Deve farmi credere che ho bisogno di lei, che non posso vivere senza di lei. Trovami una fica così, vuoi? Se tu ci riesci, io son pronto a cederti il mio posto. Perché allora non m’importerebbe di quel che succede; non avrei più bisogno di un posto, o di amici, o di libri, o di nulla. Se soltanto riuscisse a farmi credere che sulla terra c’è qualcosa di più importante di me. Cristo, io odio me stesso! Ma anche di più odio queste fiche disgraziate - perché non ce ne una a modo.

[...]

«L’altra notte l’ho portata su, per compassione, e indovina un po’ cosa aveva combinato quella troia svitata? Se l’era rasata... nemmeno più un pelo sopra! Hai mai avuto una donna che s’è rasata la fregna? È repellente, no? E anche buffo. Come dire? pazzesco. Non sembra nemmeno più fregna: pare un’ostrica morta, o roba del genere.» E mi racconta come fu che, incuriosito, scese dal letto, e andò a cercare la lampadina a pila. «Gliela facevo tenere aperta, e ci mandavo sopra la luce. Avresti dovuto vedermi. Era comico. Mi ci misi con tanto impegno che m’ero completamente scordato di lei. In vita mia non ho guardato una fica con tanta serietà. Quasi che non ne avessi mai vista un’altra prima. E quanto più la guardavo, tanto meno mi diventava interessante. Basti questo a dimostrarti che non c’è proprio dentro nulla, specialmente quando l’hai rasata. È il pelo che te la rende misteriosa. Ecco perché una statua ti lascia freddo. Solo una volta ho visto una fica vera in una statua - era di Rodin. Vai a vederla una volta o l’altra. Tiene le gambe spalancate. Non credo che avesse la testa. Fica e basta, come si suol dire. Gesù, era orrenda. Il fatto è che sembrano tutte eguali. Quando le vedi coi vestiti addosso t’immagini chissà cosa; gli dai, come dire? una personalità, che naturalmente non hanno. Hanno un cretto fra le gambe, e basta, e tu ti monti, per quel cretto, e invece poi non lo guardi. Sai che c’è e pensi solo a metterci dentro il piolo; par quasi che sia il pene a pensare in vece tua. È una illusione! T’infiammi tutto per niente. per un cretto col pelo sopra, o magari senza pelo. E così completamente privo di senso che provavo una specie di fascino a guardarlo. Credo di averlo studiato per dieci minuti, anche di più. Tutto questo mistero del sesso, e poi ti accorgi che è nulla, un vuoto e basta. Non sarebbe divertente trovarci dentro un’armonica... oppure un calendario? Invece non c’è nulla... nulla di nulla. È schifoso. Io quasi ci diventavo matto... Senti, sai cosa ho fatto, dopo? L’ho scopata alla svelta e poi le ho voltato la schiena. Sì, ho preso un libro e mi son messo a leggere. Da un libro si ricava qualcosa, anche da un brutto libro… ma da una fica, è proprio tempo perso.»

[...]

Collins parlava del baione de Charlus, un uomo che sapeva stare al mondo, disse. Da quasi un anno abitava a Le Havre, e finiva i soldi accumulati nei giorni in cui faceva il traffico di whisky. I suoi gusti erano semplici - mangiare, bere, le donne e i libri. E il bagno privato! Su questo insisteva.

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